Lucy Milenkovic’, Gubbio, giugno 2011 per il Bolletino dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica
Dal paese di Barchi sulle colline marchigiane a pochi
km da Fano, attraversando vigne, campi di girasoli, di
cereali e di rigogliosa erba medica, una strada bianca in
discesa ci porta in una valletta che sembra isolata dal
resto del mondo. Un gregge di capre pascola su un
prato, di fianco una mucca dalla mammella rigonfia di
latte esplora il terreno racchiuso da un recinto elettrico.
Dall’altra parte della strada di terra che attraversa la
proprietà, si distinguono file di piante di diverse
sfumature di verde: le coltivazioni di ortaggi. E poi: i
prati, un gruppo d’alberi che nasconde un laghetto, file
di salici che costeggiano un ruscello, e più in là una
grande serra piena di piante di pomodoro di colore
verde scuro e dalla crescita lussureggiante.
Tutto ebbe inizio a Milano. Tre designer trentenni si
conobbero lavorando nella stessa agenzia. Solo uno di
loro, Enrico, aveva radici contadine e un diploma di
perito agrario. Guia e Antonio si erano già conosciuti
anni prima, avendo frequentato la stessa scuola di
grafica a Urbino. Sebbene il lavoro professionale
procedesse bene, portando soddisfazioni e avanzamenti
di carriera, lasciava l’anima insoddisfatta. Inoltre
portava con sé interrogativi etici: è lecito aiutare una
ditta alimentare (che lavora seguendo valori opposti ai
nostri) a vendere sempre più prodotti dichiarando cose
non vere? E’ possibile pensare di lavorare sempre da
dipendente, rinunciando ad essere padroni di se stessi?
Avendo il progetto di fondare una famiglia ......
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